EditorialiIn Primo Piano

Fiat Centoventi: spot pubblicitario (pro acquirenti FCA) o indice di rinascita?

La presentazione del concept Fiat Centoventi al Salone di Ginevra ha sorpreso per i contenuti, per la forma della comunicazione e per la prospettiva di un’auto che costituirebbe una inversione di rotta di FCA sulla mobilità elettrica. Resta il dubbio se sia uno show down a favore di potenziali acquirenti del gruppo o l’avvio della rinascita che tutti gli italiani vorrebbero

Verona – Domenica prossima l’89° Salone Internazionale dell’Auto di Ginevra chiuderà i battenti e entrerà negli annali dell’appuntamento ginevrino: da quel momento gli appassionati di auto, gli addetti ai lavori e le case automobilistiche guarderanno ai successivi appuntamenti europei e non. Leit motiv dell’edizione 2019 della kermesse svizzera è stato la transizione verso l’elettrificazione dei modelli dei grandi marchi automobilistici, tra presenze confermate, grandi assenze e rinnovate speranze.

In tema di rinnovate speranze, Ginevra 2019 ha significato per FCA un momento importante, in cui sono state proposte vere novità (tecnologiche) nei brand Alfa Romeo, Fiat e Jeep, che potrebbero essere foriere di ancor più interessanti innovazioni di prodotto nel prossimo futuro. Novità che hanno goduto di un diverso modo di presentare l’attività del Gruppo, associando i dati finanziari di bilanci risanati e floridi a scenari tecnologici interessanti sul fronte della mobilità sostenibile, autonoma e sempre più connessa

Se Alfa Romeo Tonale era stata in qualche modo anticipata all’ultimo ‘Investor Day’ di FCA del 1° Giugno 2018 – ultima occasione istituzionale in cui era intervenuto Sergio Marchionne – Fiat Centoventi è stata invece una sorpresa: si aspettava l’annuncio della produzione in massa della Fiat 500 Elettrica, è stata invece presentata un’auto diversa, innovativa nei contenuti e nella modalità di vendita, destinata a usi comunitari come il car sharing fin dalla elaborazione del progetto. 

“Una tela bianca pronta per essere dipinta secondo i gusti e le esigenze del cliente in un qualsiasi periodo della sua vita o della giornata, senza alcun vincolo di personalizzazione legato allo specifico momento dell’acquisto”, ha detto Olivier François, Capo del brand Fiat all’interno di FCA nel corso della presentazione a Ginevra, spiegando che Fiat Centoventi è stata pensata per continuare la tradizione Fiat volta alla democratizzazione della mobilità, in questo caso la mobilità elettrica. 

Nel presentare Fiat Centoventi, François aveva evocato la Panda, modello di segmento A, e le dimensioni del concept elettrico (, 3680 mm di lunghezza, giusto appena 30 in più della Panda) avevano fatto pensare che avrebbe potuto essere l’erede dell’auto progettata inizialmente da Giorgetto Giugiaro. 

  • Fiat Centoventi - Ph VINCENZO SCICHILONE 2019 © ALL RIGHT RESERVED

Sennonché, il giorno dopo è intervenuto Mike Manley, AD di FCA, a precisare che Fiat Centoventi non sarebbe in ogni caso la sostituta della Panda, ma semmai della Punto, giunta alla fine del ciclo di vita. Sarebbe, non sarà, perché questo è il ….punto (scusate il gioco di parole): non sappiamo se Fiat Centoventi sarà prodotta davvero, al momento è un’idea, una dimostrazione di capacità, un progetto.  “La Centoventi è un veicolo di segmento B. La Panda è chiaramente un’auto di segmento A, dunque i due modelli puntano a fasce di mercato diverse. E la Panda, come sapete, continua ad andare molto bene“, ha dichiarato Manley, che implicitamente ha negato la sostituzione di un modello che ancora il mercato richiede, aggiungendo che “è una concept che mostra quello che la Fiat potrebbe fare per il futuro, la nostra visione” e che “è importante farla vedere qui, al Salone, per avere un feedback”. “Poi, decideremo se portarla o no in produzione“, ha chiarito l’AD di FCA. 

Le parole dell’AD di FCA Manley aprono dunque un doppio scenario: Fiat Centoventi come strumento per comunicare all’esterno – a un possibile acquirente di FCA – la capacità di produrre un’auto innovativa, ambiziosa, capace di fare la differenza tra le automobili destinate alla mobilità urbana o, in alternativa, esercizio di stile destinato alla produzione, ma formulato come prima testimonianza di un cambio di rotta deciso per l’elettrificazione della gamma.

Se Fiat Centoventi fosse un mezzo per convincere potenziali acquirenti di FCA (con un’attenzione particolare verso i coreani di Hyundai/KIA, con cui sono aperti da tempo ragionamenti in tema), allora sarebbe l’avvio della trasformazione definitiva del gruppo automobilistico italiano in qualcosa di profondamente diverso, ancor più di quanto sia avvenuto con la fusione tra Fiat e Chrysler. 

Al contrario, se Fiat Centoventi fosse un concept destinato alla produzione, significherebbe un cambiamento di scenario all’interno dell’azionariato di maggioranza relativa di FCA (famiglia Elkann-Agnelli, per fare nomi e cognomi), con un ritorno di interesse verso l’automobile in tutte le sue coniugazioni e declinazioni finalizzate alla modernizzazione delle gamme e con un asse più rivolto all’elettromobilità. La recente vendita di Magneti Marelli non sembra far propendere verso questo versante l’asse delle probabilità, a onor del vero. 

In ogni caso – sia che FCA passi di mano che evolva la produzione e la rilanci verso la l’elettrificazione e il rinnovamento dei propulsori in senso ecologico – Fiat Chrysler Automobiles vive uno dei momenti centrali della storia industriale italiana, che avrà ripercussioni sui posti di lavoro e sul ruolo del Paese nell’industria automobilistica mondiale. 

Per cosa facciamo il tifo non lo diciamo, ma forse lo avrete già compreso…

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Se hai gradito questo articolo, clicca per favoreMi piacesulla pagina Facebook di The Horsemoon Post (raggiungibile qui), dove potrai commentare e suggerirci ulteriori approfondimenti. Puoi seguirci anche su Twitter (qui) Grazie.


John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.