Referendum Svizzera, scatta la rappresaglia dell’Unione Europea: congelati i negoziati sull’elettricità

Il ministro degli Esteri elvetico Burkhalter: “non è la fine del mondo” la vittoria del sì al referendum che impone un tetto all’immigrazione. Da Bruxelles lo stop con avvertimento: “Sono necessari nuovi esami alla luce della nuova situazione”. Giovannini: “L’Italia è pronta a tutelare i suoi lavoratori”. Credit Suisse: “Rischio di calo del Pil

Il manifesto della campagna referendaria a favore di una limitazione dell'immigrazione in Svizzera
Il manifesto della campagna referendaria a favore di una limitazione dell’immigrazione in Svizzera

Berna – Il referendum popolare celebrato domenica scorsa in oggi in Svizzera e indirizzato a porre fine all’immigrazione di massa, è stato approvato dal 50,3 per cento dell’elettorato. Hanno votato a favore della limitazione 1.463.954 aventi diritto al voto, mentre contrari a ogni limitazione si sono espressi 1.444.428 votanti. Il voto, promosso dal movimento nazionalista di destra – Partito popolare svizzero – ha spaccato in due l’elettorato. Ha partecipato al voto referendario diretto il 55,8 per cento degli aventi diritto.

L’esito del voto, imporrà ora alla Confederazione Elvetica (che però, nonostante il nome, è una federazione) di fissare tetti massimi per i permessi di dimora e contingenti annuali per tutti gli stranieri, calcolati sulla base delle necessità economiche, ma anche di approvare norme che impongano la preferenza data agli svizzeri per i posti di lavoro. Un esito non scontato, che peraltro comporterà la rinegoziazione dei trattati internazionali contrari a questi principi, come l’Accordo di libera circolazione delle persone con l’Unione Europea.

L'esito del voto in Svizzera
L’esito del voto in Svizzera

Sui risultati è intervenuto Martin Schultz, presidente del Parlamento Europeo, con una dichiarazione pubblicata sul sito istituzionale e rilanciata su Twitter.  “Mi rammarico dell’esito del referendum e prendo atto del risultato ravvicinato della consultazione. Accetto la decisione democratica del popolo svizzero“, ha affermato Schultz con un linguaggio che lascia sorpresi: perché mai avrebbe dovuto non accettare l’esito di un voto referendario espresso da un popolo sovrano?

Il governo svizzero – continua la dichiarazione del presidente dell’Europarlamento – deve capire quali conclusioni trarre dal referendum e se è possibile rendere compatibile questa decisione con i suoi impegni internazionali, in particolare gli accordi con l’UE. L’UE onorerà gli impegni verso la Svizzera e si aspetta che i propri partner facciano lo stesso“.  Tuttavia, Schultz invita alla riflessione, perché la “Svizzera gode i benefici della libera circolazione delle merci, la libertà di circolazione delle persone è un pilastro fondamentale del mercato interno“. Se ne deduce una situazioni per cui il voto comporterà una variazione dello status quo anche per la Confederazione, anche se Schultz invita a procedere con “un’adeguata analisi” e a “tranquille reazioni razionali“, perché la “Svizzera rimane un partner fondamentale per l’Unione europea“.

Ciononostante, oggi è giunta la notizia secondo la quale sono stati congelati i negoziati tecnici fra Ue e Svizzera in merito all’accordo sul mercato elettrico. Una portavoce della Commissione Europea ha spiegato che “non sono previsti negoziati tecnici sull’accordo sull’elettricità“, perché “sono necessari nuovi esami alla luce della nuova situazione“, nata dall’esito del referendum per introdurre delle quote ai lavoratori stranieri in Svizzera.

Sul tema è stato ascoltato dalla Commissione di Politica Estera del Consiglio Nazionale svizzero (la camera bassa del Parlamento elvetico) il ministro federale degli Esteri, Didier Burkhalter, il quale – al termine dell’audizione – ha detto che il risultato “non è la fine del mondo, anche se la situazione è oggettivamente difficile“. Il tema dell’incontro era infatti l’analisi delle conseguenze della vittoria del “sì” al referendum che impone un tetto all’immigrazione.

L’incontro è servito a passare in rassegna le relazioni tra Svizzera e Unione europea e a discutere delle possibili conseguenze del voto, sulla base di alcuni scenari futuri“, ha spiegato Burkhalter. Nel frattempo, ha sottolineato il ministro elvetico, sono in corso contatti informali a livello diplomatico per spiegare l’esito della consultazione ai nostri partner europei (lo stesso Burkhalter volerà a Berlino nei prossimi giorni n.d.r). Tali contatti ci consentiranno di definire meglio se esistono margini di manovra per negoziati futuri“, ha detto il ministro, che ha poi precisato la finalità di questi incontri: “affinare meglio la nostra strategia“.

La discussione ha permesso di puntualizzare tre punti principali di azione. “In primo luogo – ha osservato  Burkhalter – si tratta di elaborare una legislazione di applicazione dell’iniziativa, valida subito, di cui dovrà occuparsi il Dipartimento federale di giustizia e polizia. Per farlo abbiamo tempo tre anni, ha spiegato.

Il secondo aspetto affrontato nella seduta dinanzi alla Commissione Esteri del Consiglio Nazionale riguarda il mantenimento o meno della libera circolazione con l’Ue, anche in vista del voto sull’estensione di questo accordo alla Croazia. “Sono state esaminate le possibili conseguenze di una disdetta da parte dell’Ue – ma anche elvetica – di questo accordo“, ha dichiarato il ministro, pensando a tutti i riflessi su materie come le assicurazioni sociali o il riconoscimento dei diplomi. Non va dimenticata, ha aggiunto, la clausola ghigliottina che lega tutti gli accordi bilaterali.

Le relazioni tra la Svizzera e l’Ue sono stati il terzo argomento di riflessione. Didier Burkhalter – facendo anche riferimento alle reazioni alquanto stizzite di molti ministri europei – non ha nascosto che la Svizzera si trova davanti a una grande sfida, come dimostrano i primi collegamenti fatti da Bruxelles tra il voto di domenica e alcuni negoziati in corso, come quello sulle questioni istituzionali, la ricerca o il mercato elettrico.

Dall’Italia sul tema è intervenuto anche il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini: “Rispetto ai lavoratori transfrontalieri mi fa piacere che alcune autorità elvetiche abbiano già sottolineato l’urgenza di risolvere questo problema, per cui il governo svizzero sta attentamente valutando il caso sotto tutti gli aspetti e noi seguiremo gli sviluppi con interesse – ha precisato Giovannini – proprio per evitare che questa decisione possa determinare effetti negativi per i tanti lavoratori italiani che ogni giorno si recano in Svizzera per lavorare“. “Anche l’Ue – ha sottolineato il ministro del lavoro – ha messo un altolà alla Svizzera dopo questa decisione. La cancelliera Merkel ha detto che non si può integrare la Svizzera nei flussi economici, che sono frutto di un accordo con l’Unione europea, con questo tipo di blocchi“, dichiarazione che lascia in qualche modo sorpresi: da quando l’Italia si fa governare dalla Germania della Cancelliera Merkel?

Credit: Adnkronos

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