Il generale Alberto Manenti guiderà da Forte Braschi gli 007 italiani all’estero

È l’attuale numero due dell’Agenzia per le Informazioni e la Sicurezza Estera ed è considerato tra coloro che meglio conoscono la ‘macchina’. La sua nomina rappresenta una soluzione di continuità al vertice di quello che fu il servizio segreto militare

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Roma – Il generale Alberto Manenti è stato nominato direttore dell’Aise, Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna, dal presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, nel corso del CISR, Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica, nella riunione di ieri.

Manenti era già ai vertici del servizio estero ed è considerato tra coloro che meglio conoscono la ‘macchina’ dell’ Aise. La sua nomina rappresenta quindi una soluzione di continuità al vertice di quello che fu il servizio segreto militare.

Il Cisr è presieduto dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, con la partecipazione del sottosegretario con delega ai Servizi, Marco Minniti, e dei ministri degli Esteri, Interno, Difesa, Giustizia, Economia e Finanze, Sviluppo Economico, con segretario il direttore generale del DIS, Giampiero Massolo.

La riunione del CISR è servita anzitutto per compiere una “ricognizione dei più recenti sviluppi nei principali teatri di crisi internazionale”, in primis la situazione sul teatro ucraino, ma anche in aree di crisi in cui sono particolarmente esposti gli interessi italiani.

Come ha informato una nota, è stato per questo dedicato ampio spazio “alle prospettive del processo di stabilizzazione in Libia”. Sul tema, “anche alla luce dei positivi esiti della Conferenza di Roma, il Comitato ha sottolineato la necessità di proseguire nel sostegno al cammino democratico del Paese, in particolare incoraggiando il consolidamento di assetti politico-istituzionali nei quali possano riconoscersi tutte le componenti della popolazione libica”.

Pur sottolineando che le scelte spettino al popolo libico, l’apparato rivolto al mantenimento della sicurezza nazionale, sotto la guida del capo del Governo, ha sottolineato “come sia responsabilità condivisa della comunità internazionale quella di favorire, in Libia, una capacità di governo che garantisca il controllo del territorio e ripristini un’adeguata cornice di sicurezza”.

Naturalmente, sono costantemente mantenute efficienti le “antenne” sensibili sugli scenari di crisi che possano avere implicazione con la sicurezza nazionale latu sensu, ma con “particolare riguardo alla sicurezza degli approvvigionamenti energetici ed al rischio di intensificazione dei flussi di immigrazione clandestina”.

Una definizione che peraltro deve fare riflettere sul livello di ipocrisia al governo, dove si fa ampio ricorso alla retorica terzomondista per blandire il fronte più intransigente della sinistra, per poi chiamare i problemi con i nome più adatto, senza nulla togliere al fatto che nella massa di disperati che si spostano per venire in Europa c’è la stragrande maggioranza di gente pacifica, che intende solo dare una nuova opportunità di vita a se stessa e alla propria famiglia; ma anche che in mezzo si nascondono pericoli di varia natura che lo Stato ha il dovere di prevenire e, all’occorrenza, bloccare prima che si manifestino.

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