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Liberati i 46 ostaggi turchi sequestrati dai jihadisti dell’Isil a Mosul a giugno. Onu: appoggio all’Iraq contro Isil

Nessuna notizia sui tre iracheni rapiti con loro. Si sospetta che alla base del rilascio vi siano inconfessabili accordi tra governo turco e Isil. La Turchia rifiuta di appoggiare la coalizione guidata dagli Stati Uniti. Rifugiati curdi siriani accolti dopo le manifestazioni dei curdi turchi alla frontiera. Kerry apre all’Iran nella lotta contro l’Isil, mentre l’Onu dichiara il sostegno al nuovo governo iracheno e chiede alla comunità internazionale l’impegno contro il terrorismo jihadista

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Ankara – I 46 ostaggi turchi, rapiti dai jihadisti dell’Isil (Islamic State of Iraq and Levant) a Mosul lo scorso giugno, sono stati liberati. La notizia è stata data oggi dal premier turco Ahmet Davutoglu. Fra i sequestrati vi sono i diplomatici in servizio presso il consolato turco a Mosul, comprese le famiglie e il personale di sicurezza. Di tre altre persone rapite insieme a loro, tre iracheni, non si conosce la sorte. 

Davutoglu non ha spiegato come è avvenuto il rilascio. Lo scorso giugno, sono stati rapiti anche 30 autisti di camion turchi, liberati dopo un mese. Anche per questi il governo turco non ha svelato i particolari della loro liberazione. Secondo alcuni media, la Turchia avrebbe permesso all’Isil di prendere il controllo del santuario che racchiude la tomba di Suleyman Shah, nella provincia di Aleppo, a 25 km dalla frontiera turco-siriana.

La Turchia – Paese membro della NATO – è sospettata di aver aiutato l’Isil nella sua lotta contro il governo di Bashar al-Assad, permettendo alla frontiera turca l’uso di campi profughi come centri di addestramento di milizie islamiche.

In queste settimane  gli Stati Uniti e altri Paesi hanno costituito una coalizione per combattere l’espansionismo dell’Isil in Siria e in Iraq, che minaccia di invadere l’Occidente con una strategia asimmetrica che potrebbe perfino servirsi di kamikaze batteriologici (diffondendo il virus dell’ebola o della peste) o perpetrando crimini efferati – come decapitazioni pubbliche – in Paesi occidentali.

La Turchia ha accettato di partecipare all’azione internazionale, ma solo con aiuti umanitari. Una posizione condivisa anche dall’Italia, che ha rifiutato l’ipotesi di bombardare i jihadisti in Iraq e Siria, ma ha dato disponibilità agli alleati della coalizione a fornire supporto logistico e rifornimento in volo dei cacciabombardieri americani e francesi, che già hanno iniziato raid aerei e bombardamenti contro postazioni delle milizie del sedicente “califfato islamico”.

20140920-Turkey_syrian_kurd_refugees_fleeing-312Ieri la Turchia ha aperto un varco al confine sud-est con la Siria per permettere l’entrata di migliaia di curdi siriani fuggiti all’avanzata dell’Isil (nella foto a sinistra di AsiaNews). In un primo tempo i soldati turchi avevano fermato questi profughi, suscitando le proteste dei turchi curdi nel villaggio di Dikemetas. Dall’inizio della guerra in Siria, nel 2011, la Turchia ha accettato 847mila rifugiati siriani.

Nel frattempo, ieri il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha adottato una dichiarazione a sostegno del nuovo governo iracheno nella sua lotta contro i jihadisti dell’Isil. La dichiarazione chiede alla comunità internazionale di sostenere gli sforzi del governo iracheno nel “mantenere la sicurezza e combattere il terrorismo, creando un futuro sicuro, stabile e prosperoso per il popolo dell’Iraq”.

All’incontro erano presenti oltre 35 rappresentanti di diversi Paesi che sostengono la coalizione guidata dagli Stati Uniti, compresa l’Italia (rappresentata dalla ministra degli Esteri, Federica Mogherini). A tale coalizione non sono stati invitati l’Iran e la Siria. Ma, ieri al Consiglio di sicurezza, era presente il rappresentante iraniano.

Kerry si è lasciato sfuggire che nella lotta contro l’EI, “vi è un ruolo da giocare per ogni nazione del mondo, compreso l’Iran”, un’apertura per il regime degli ayatollah che cerca di mostrare un volto diverso di quello del passato al mondo, ma forse anche in questo caso siamo in presenza di un mascheramento della realtà.

(Fonte: AsiaNews)